La storia

 

De Amicis

E' centenaria, ma non è vecchia, tutt’altro: è al passo coi tempi, è specchio della realtà circostante, è una fucina del futuro.  E deve esserlo, perché si tratta di una scuola primaria, uno di quei luoghi che si radicano nei ricordi, occupando un posto speciale nei cassetti del cuore.

Del resto, i nomi sono destini: nel secondo dopoguerra la nostra scuola primaria è stata intitolata al celebre autore del libro “Cuore”, Edmondo De Amicis, e quel testo, come si sa,  narra di un anno scolastico vissuto dai piccoli protagonisti che, oltre ad accostarsi al sapere, intessono amicizie ed apprendono valori che li accompagneranno per sempre.

Oggi il nostro plesso principale si chiama “Elsa Morante”. Cambia il nome, ma non la sostanza, perché l’intitolazione alla nota scrittrice ribadisce la centralità della scrittura che è condivisione, trasmissione, compartecipazione ad una  comune crescita democratica. Resta la precedente intitolazione nel nome ufficiale dell’Istituzione,  “Istituto Comprensivo De Amicis-Diaz”, come una storia da leggere tra le righe.

E la nostra è una scuola storica. Quando sorse, nei lontani anni Venti del secolo scorso, esisteva solo un Circolo Didattico collocato nel gran Municipio cittadino, assolutamente insufficiente per una popolazione scolastica in rapida crescita. Grandi case popolari andavano sorgendo, fitte come funghi, nell’area prossima all’Anfiteatro Flavio e sul pendio verso il porto, rendendo pressante il bisogno di una nuova scuola, che fu innalzata a partire dal 1925 alle spalle del Tempio di Nettuno, un grandioso edificio termale di epoca imperiale.

Preceduta da un cortile orlato da gelsi, dotata come volevano i tempi, di due distinti accessi per le sezioni maschili e femminili, la scuola si presentava imponente, con ampie aule, grandi finestre dagli alti davanzali, altissimi soffitti, lunghi corridoi, Direzione e Segreteria al primo piano, un elegante prospetto esterno con elementi in bugnato al piano terra e sugli angoli. Serviva un nome e, dato che si era ai tempi di Mussolini, l’edificio fu intitolato ad Aurelio Padovani, un uomo di punta del fascismo campano morto nel 1926.

Trascorsero gli anni, giunse la guerra e la storia della città, rappresentata dall’Archivio storico Comunale, trovò rifugio negli spazi del “Padovani”. Concluso il conflitto, l’Italia voltò pagina ed anche la nostra scuola si adeguò, assumendo il nome di “De Amicis”. Altri anni, altri decenni trascorsero, altre generazioni di alunni si avvicendarono tra i banchi con le loro attese, le loro speranze, le loro piccole e grandi quotidiane conquiste nel campo della crescita. Sorse l’antistante Rione Olivetti, si sopraelevò di un piano l’edificio scolastico.

Ma intanto, si risvegliava il bradisismo, regalando giorni d’ansia nel 1970 e ancor più nel 1983-84, con  frequenti scosse telluriche che indussero al ricollocamento di una parte consistente della popolazione puteolana. La De Amicis, gravemente lesionata, non fu giudicata recuperabile e fu abbattuta, cancellandola da quel contesto che aveva animato per circa sessant’anni.

Sorse il grande insediamento di Monterusciello, il Mons Rosellus (Monte delle Canne) degli antichi documenti angioini. Palazzi tirati su in gran fretta, strade e infrastrutture crearono un nuovo paesaggio urbano, nel quale da subito si radicò la nostra scuola, insieme alla Diaz, la prima e più antica Scuola Media dell’intero comprensorio flegreo.

Da scuola di città a scuola di periferia, potrebbe affermare qualcuno. Se di periferia si tratta, direbbe il celebre architetto Renzo Piano, è nelle periferie che si sviluppa il futuro delle città. Ma non siamo in periferia. Pozzuoli è divenuta una città policentrica e Monterusciello è destinata a giocare un ruolo fondamentale nel prossimo futuro. Inoltre, dove si trova anche un solo bambino, è lui il cardine intorno al quale ruota ed agisce la scuola. Noi ci siamo, come ieri, come sempre, pronti ad accompagnare i nostri piccoli utenti verso la conquista del loro futuro, costituendo quella finestra aperta sulle nostre radici e verso il vasto mondo che li attende.